Ci stavo pensando questo fine settimana: si sta parlando ancora di emergenza, ma forse ormai dopo un mese circa di questa brutta situazione occorre cambiare approccio.

Fermo restando che siamo in una situazione drammatica che senza dubbio permane, forse bisogna cominciare a cambiare punto di vista e smetterla di parlare di emergenza. Qui siamo di fronte a ciò che per un po’ di tempo dovrà essere la nostra nuova normalità.

Almeno finché non si troverà un vaccino o una cura a questo virus.

Perché i disagi che questo virus sta creando a noi, noi dobbiamo crearli a lui, visto che lui ha bisogno di noi per “andare in giro”; se noi ci fermiamo e continuiamo a NON andare in giro, lui si fermerà altrettanto.

E si, i più attenti avranno notato che queste non sono parole mie, sono parole (sagge) di Davide Van De Sfroos con le quali sono totalmente d’accordo e che per questo motivo riporto qui facendole anche mie.

Spiace, peraltro, notare come l’economia, la finanza e tante (troppe) aziende non stanno facendo questo passo di consapevolezza. Capisco, certamente, che abbiano (anzi, abbiamo) tutti bisogno di guardare avanti e di vedere la “luce in fondo al tunnel”, ma questo secondo me non deve né può giustificare l’atteggiamento da struzzo, di nascondere la testa sotto la sabbia perché parliamoci chiaro: anche quando questa buriana passerà, le cose non ritorneranno mica come prima. Almeno non da subito.

Questo virus ha fatto bollire l’acquario mondiale facendolo diventare una specie di zuppa di pesce, bisogna avere ben presente che la zuppa non tornerà ad essere un acquario.