Ne è passato di tempo dal primo articolo sugli orologi, ed è anche cambiato qualcosa nel frattempo.

Prima però di proseguire mi corre l’obbligo “morale” di chiarire che come sempre tutto ciò che scrivo è riferito al mio personale gusto ed alla mia personale esperienza; non intendo in alcun modo affermare che sia “verità” e che tutto ciò che è diverso da quanto esprimo non sia “buono” o degno di attenzione. Ci tengo ad affermarlo ed a scriverlo con chiarezza poichè troppo spesso capita sulla rete che ciò non venga compreso e che poi scateni proteste (nel migliore dei casi) o addirittura attacchi (nel peggiore).

Tornando a ciò che è cambiato, la domanda è: che cosa? Direi tre cose fondamentalmente.

Primo: il gusto. Si, perchè capita il gusto con gli anni cambi, si evolva. Nel mio caso il gusto si è evoluto con decisione verso i movimenti meccanici e verso il loro fascino senza tempo, verso le forme più classiche e i colori più sobri.

Secondo: l’occhio. Nel senso letterale del termine. Perchè con gli anni (al momento della scrittura di questo articolo ne ho quasi 52) la vista non è più come quando di anni ne avevo 40, quindi certi dettagli senza occhiali non li distinguo più (datario? cos’è?). Però attenzione, relativamente alle dimensioni in generale (che si potrebbe pensare influiscano sul punto) invece nulla è cambiato. Per me e per il mio polso da 17cm circa, un orologio, a seconda di vestibilità e forme della cassa, deve essere al massimo 40mm e spesso se meno è anche meglio. Solo che tendo a privilegiare quelle finiture e quegli abbinamenti cromatici che favoriscono la leggibilità.

Terzo: la cultura sul tema. Non che prima fossi un improvvisato, ma va da sè che più passa il tempo più si possono approfondire le informazioni, la conoscenza della storia dei brand, ma anche della tecnica.

Il risultato di tutto ciò è che la mia collezione è cambiata e cresciuta.

Molti pezzi li ho venduti, nuovi pezzi sono entrati ed ho nettamente diviso in più parti la collezione.

Prima parte: gli orologi del cuore. Sono evidentemente quegli orologi che hanno un valore affettivo, che mi sono rimasti da mio nonno e da mio papà in primis, ma anche regalati o ceduti da persone per me importanti.

Poco importa se siano belli, brutti, moderni o vintage. Cioè, in verità secondo me sono tutti belli, ma se anche non lo fossero non li toccherei mai!

Seconda parte: gli orologi da battaglia. Robusti, sfiziosi e pronti a tutto. Alcuni meccanici, altri al quarzo. Se anche li rovino non mi dispiace (almeno, non troppo). Assolvono il loro compito al giusto prezzo.

Terza parte: tutti gli altri. In questa categoria ci sono solo orologi meccanici (sia manuali che automatici). Ci sono sia moderni che vintage, raccontano un pò anche l’evoluzione del mio personale gusto e dello studio tecnico e storico dietro a questa passione.

Con riferimento ai Brand continuo ad amare (talvolta, lo ammetto, alla follia) Omega, Carl F. Bucherer, B-Swiss, TAG Heuer, Eterna, Seiko e Longines, ma voglio menzionare le “new entries” diventate tali dopo adeguato studio e valutazioni (tecniche e non): Timex, Rado, Certina, Tudor ed Eberhard.

Fra i brand che continuo a non amare particolarmente resta, ahimè, Rolex. Peccato perchè ci sono alcuni modelli di indubbio fascino, bellezza e qualità, ma continua a non convincermi il loro approccio al mercato. Che senza dubbio dà loro ragione, ma a me con questo approccio manca qualcosa.

E se qualche lettore dovesse stupirsi del fatto che metto insieme nelle preferenze Case con orologi da poche decine di euro, come Timex, e Case con orologi che in taluni casi superano di slancio le centinaia di migliaia di euro, come Carl F. Bucherer (che sia chiaro, non ho in collezione, nè verosimilmente potrò mai avere), spiego che l’attrattività di una Casa per me è legata alla sua storia, alla sua politica di originalità e innovazione, al suo saper conservare un rapporto qualità prezzo adeguato alla sua specifica fascia di appartenenza.

Ultimo, ma non per importanza, il capitolo smartwatch. E continuo a dire che no, non sono orologi. Però devo ammettere che oggigiorno ce ne sono di bellissimi, tanto più che case storiche ed affermate ne propongono, ma ad oggi non mi interessano. Comunque non dal punto di vista dell’orologeria.

Che poi… forse non è neanche vero, perchè se il Tissot T-Touch Connected Solar non fosse un padellone da 47mm magari… 🙂

EDIT: un amico, appena letto questo nuovo scritto, mi ha posto 2 domande ben precise.

  1. Capisco le “tre parti” in cui hai diviso i tuoi orologi, ma perchè, per esempio, da battaglia ne hai più di uno? Non ne basterebbe uno solo?
  2. Fra tutti quelli che hai, se dovessi salvarne solo uno, quale salveresti?

Ebbene, alla prima domanda non è difficile rispondere: ne ho più d’uno perchè a seconda della circostanza mi piace cambiare l’orologio da indossare. E’ una scusa? Si, certamente! E’ una giustificazione a me stesso per il piacere di avere più di un orologio. Vogliamo chiamarlo alibi? Ok, è un alibi 🙂

Alla seconda, al contrario è estremamente complicato rispondere, pertanto non lo farò. Posso tuttavia affermare che in generale se dovessi rinunciare a qualcosa rinuncerei a quelli da battaglia salvaguardando il più possibile gli altri. Casomai un domani mi trovassi di fronte alla necessità di mantenerne solo uno (ma non vedo come ciò potrebbe essere possibile) allora deciderei al momento e, probabilmente, di pancia.